Macerie

Un viaggio introspettivo dentro la distruzione: raccontare l’anima attraverso quel che vedono gli occhi. La macchina fotografica, occhi che fissano l’immagine, sublima la realtà e, quale mezzo espressivo, opera una fusione tra il mondo e l’osservatore. Fabbriche distrutte, abbandonate, dimenticate, tra i dedali di stradine di campagna, barricate dietro alti muri sul ciglio della strada, adagiate su coste dimenticate e impenetrabili.  Macerie/Contemplazione……poi lo scatto e un nuovo senso fissato in immagine. Immagini urlanti di un caos che ha già un nuovo ordine, una nuova bellezza fatta di materia, buio, luce, colori. Passo successivo della ricerca diviene la rinuncia al colore, in una ulteriore astrazione del reale, base per una nuova sinergia e una commistione di valenze espressive, nell’interpretazione cromatica affidata all’intervento di una mano diversa da quella dell’autore dello scatto, che,  mediante l’uso dei colori impalpabili ed eterei dell’acquerello, rilegge lo spazio dell’anima imprimendo nuove tinte. Chiave di lettura essenziale è che nella condivisione e nel confronto si giunge infine ad un dire unitario.